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cercarmi. Chi doveva cercarmi? Sono vissuto solo. Sentivo il ronzìo delle api e mi sembrava che cantassero fra loro, in numerosa famiglia: guardavo i fiori del succiamele ove esse si posavano bevendo come da piccoli vasi fino a ubbriacarsi, e mi ricordo che una volta presi una fronda e cominciai a sbatterla pazzamente qua e là sui cespugli per cacciarle via. Mi facevano invidia, ecco! Tu capisci questo, Vittoria; tu lo capisci...

Vittoria non parlò. Il petto le si gonfiava per l’ansia e le sue lagrime cadevano sulla testa di Andrea che le si era curvato sul grembo e le baciava la mano quasi succhiandola come le api i fiori.

Come, come rivelargli il segreto?

— Ma fino da quel tempo ti volevo bene. Vittoria! Rammenti quando c’incontrammo nello stazzo Zoncheddu? Io ero malizioso fin da quel tempo, perchè mi lasciavano solo coi servi e da loro apprendevo tutto: e ti vedevo bella ed esile come un giglio e desideravo baciarti; ma avevo vergogna, sì, vergogna di te, vergogna di me che sapevo già tutte le cose che tu non sapevi. E pensavo sempre: quando Vittoria capirà tutta la sciagura della mia famiglia, e saprà che mio padre è un assassino e mia madre una donna colpevole, che dirà Vittoria? Questo pensavo. Tu le capisci queste cose, Vittoria, tu le capisci?

Sollevò gli occhi supplichevoli, ma li riabbassò tosto irritato, dandole un piccolo colpo sulle mani.