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Diventa sempre più alto e bello: sembra una bandiera.

— Che mestiere! — disse Andrea con disprezzo. Ma Pancraziu aveva per Mikali una ammirazione feroce non libera d’invidia.

— E che fare? pare nato per quello, come i giganti. L’altro giorno, alla festa di San Pietro, tutti correvano per veder lui, rosso, coi capelli come fiocchi di nastro, inchiodato al puledro che si rizzava in piedi come un cristiano. Sì, prese il premio, alle corse. E le ragazze lo guardavano incantate. Ma da qualche tempo egli sembra un altro, non va più tanto dalle donne; ha lasciato la nipote di Predu Pinna, che pure è ricca, e da quella donna... quella tale maritata... lei sa... non ci va più. Del resto ha seminato anche il grano e le fave — aggiunse dopo un breve silenzio, mentre Andrea precedeva di nuovo pensieroso. — Ma l’altro giorno mi disse che non vuole più curvare la schiena, e che si prenderà un servo. Ho riso tanto, malanno al diavolo! Un servo, lui! È curioso, Mikali: non si sa mai se scherzi o parli sul serio. Perchè no, gli dissi, anche sette, ne puoi prendere, di servi, se sposi una donna ricca. E perchè no? È bello, è forte: molte donne ricche se lo prenderebbero in grembo come un agnellino. Ma ecco la nostra gobbina che ci viene incontro. Uhì, zia Zizza, uhì!

Andrea guardava fisso verso lo stazzo, pensando a Vittoria. No, ella non gli veniva incontro; ma egli la vedeva ugualmente, alta, pieghevole, coi dolci occhi voluttuosi, e il ri-