Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/334


— 326 —

sollevò il viso, con quei suoi grandi occhi liquidi e profondi che lì in basso nella penombra brillavano come laghi lontani.

— Ebbene? Frate Zironi?

— Ti avrà detto...

— Mi ha detto, sì. Io non acconsento.

Attese palpitante una scena di furore. Mikali però aveva abbassato la testa e fissava nella sua mano il pomo del letto; e più egli taceva più ella aspettava con ansia, e una grande meraviglia la colse quando egli disse distratto:

— Tu non acconsenti? E perchè?

— Perchè no, Mikali. La tua è una pazzia ed io non devo permetterla. Tu sei capo di famiglia, oramai. Sarebbe tempo che tu lo capissi.

Egli non rispose e Vittoria cominciò a irritarsi per la calma di lui.

— Non occorreva mandarmi un messo, per dirmi questa sciocchezza. Tutti lo sapevano fuori che io. Non ti sono più nulla, io?

— Avevo paura di farti male: eri, sei debole ancora.

— Ah, ecco perchè non grida e non s’impone... — ella pensò con amarezza. — Ah, disse riabbassando la voce. — Per questo? E quando sarò rimessa in forze? Ah, Mikali, debole o forte io non acconsentirò mai...

— Potrei andarmene anche senza il tuo consentimento.

— E allora perchè non lo fai?

— Sì, lo potrei — egli ripetè animandosi