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sollevò il viso, con quei suoi grandi occhi liquidi e profondi che lì in basso nella penombra brillavano come laghi lontani.
— Ebbene? Frate Zironi?
— Ti avrà detto...
— Mi ha detto, sì. Io non acconsento.
Attese palpitante una scena di furore. Mikali però aveva abbassato la testa e fissava nella sua mano il pomo del letto; e più egli taceva più ella aspettava con ansia, e una grande meraviglia la colse quando egli disse distratto:
— Tu non acconsenti? E perchè?
— Perchè no, Mikali. La tua è una pazzia ed io non devo permetterla. Tu sei capo di famiglia, oramai. Sarebbe tempo che tu lo capissi.
Egli non rispose e Vittoria cominciò a irritarsi per la calma di lui.
— Non occorreva mandarmi un messo, per dirmi questa sciocchezza. Tutti lo sapevano fuori che io. Non ti sono più nulla, io?
— Avevo paura di farti male: eri, sei debole ancora.
— Ah, ecco perchè non grida e non s’impone... — ella pensò con amarezza. — Ah, disse riabbassando la voce. — Per questo? E quando sarò rimessa in forze? Ah, Mikali, debole o forte io non acconsentirò mai...
— Potrei andarmene anche senza il tuo consentimento.
— E allora perchè non lo fai?
— Sì, lo potrei — egli ripetè animandosi