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fra le mie pietre, ed ecco che un giorno ho sentito come un grido, sono sceso credendo di aiutare e invece ho spinto chi cadeva e sono caduto anch’io... Mikali Zanche, sai una cosa? Io non sono più tranquillo per colpa vostra: la mia anima adesso zoppica come il mio piede: nè tu, nè tua moglie, nè tua madre soffrirete mai come soffro io per i fatti vostri. Ma adesso lasciami andare. Vedi; che tu parta o rimanga è lo stesso. Penitenza l’una, penitenza l’altra, se tu non ti metti in mente di seguire i precetti di Cristo: amatevi gli uni con gli altri. Io ho cercato di convincere tua moglie, per contentarti, e cerco di convincere te per contentare lei. Ma siete entrambi in errore. Volete tirare la catena dal vostro lato, e più la tirate e più vi fate male. Addio.

Mikali l’afferrò per le spalle e lo fermò.

— Aspettate! Ditemi almeno cosa devo fare! Che cosa vi costa dirmi almeno questo?

Il fraticello taceva e pareva disposto a non pronunziare più parola. Mikali si fece supplichevole.

— Non ve ne andate così, frate Zironi mio! Non son cattivo, io: se qualche volta minaccio è per abitudine. Se andrò e tornerò salvo vi accomoderò la chiesa del convento e faremo la festa... e se non andrò, e voi non vorrete più scendere... sarò io il corvo che vi porterà il pane... Frate Zirò, non lasciatemi così. Ve lo dico sulla mia coscienza; io adesso ho paura di presentarmi a mia moglie...

Il frate rimaneva fermo, muto, come la preda