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XIII.
Il passo del frate lo svegliò: rabbrividì; gli pareva ancora di sognare, con quella figura nera davanti, illuminata dalla luna al tramonto.
— Mikali, va. Tua moglie ti aspetta.
— Che vi disse?
— Che non c’era bisogno di ambasciatore. Non te lo avevo detto anch’io? Un marito e una moglie si devono intendere fra loro; e se non s’intendono nessuno li può mettere d’accordo.
Mikali sbadigliò. Le sentenze del frate lo avevano sempre annojato.
— Ditemi che cosa ha deciso Vittoria: questo solo voglio sapere.
— Nulla, ha deciso. Come poteva farlo così in un momento?
— Io lo sapevo che non concludevate nulla, frate Zirò. Non siete buono a niente, così Dio mi salvi.
Il fraticello sospirò, con la testa curva da un lato fissando le sue maniche che parevano vuote. Lo sapeva, sì, che non era buono a niente; ma perchè confessarlo?
— Voi andrete ancora, frate Zirò; voglio una risposta definitiva. Sono in fondo al burrone e voglio uscirne. Voi credete che parto per divertimento? Ah, io ho paura del mare, e ogni