Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 316 — |
i vecchi mobili dormivano circondati dalla loro ombra, e il letto era bianco come la sera delle nozze. Come era possibile lasciare partire Mikali da quella casa ove egli, nei primi tempi dopo il matrimonio, l’aveva amata fino a farle dimenticare i fantasmi che la circondavano? Adesso toccava a lei; ma il cuore le batteva, come quel giorno in riva al torrente, quando avevano rifatto la pace. Si sentiva debole, davanti a lui, e prevedeva che egli, appunto come in quel giorno, le avrebbe rinfacciato di essere stata lei a creare la loro sorte. E in ultimo se ne andrebbe lo stesso, senza il consenso di lei, lasciando la casa vuota e buia, e lei sola in mezzo alle tenebre ed ai fantasmi.
Mise il bimbo nella piccola culla e per addormentarlo si inginocchiò e cominciò a battergli lievemente una mano sulle braccine fasciate, improvvisando una ninna-nanna:
Mai mi benzas mancu, |
Cantava, ma il suo pensiero andava, nelle tenebre dell’avvenire, triste e smarrito; anche quando il bambino chiuse gli occhi ella continuò la ninna-nanna; e la sua voce tremava e le sue lagrime cadevano dentro la culla come dentro una tomba.
- ↑ Mai non venirmi meno,
Uccello bianco.
Dormi e sta con Dio,
Giojello e consolazione mia...