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dire di aver veduto nascere suo figlio. Egli assisteva altra donna, non sua moglie...

— Adesso hai torto, Vittoria. Tu parli senza sapere, — disse il frate. — Egli era là, sì, mentre la donna moriva: egli assisteva vinto dal terrore non dall’amore; ed è stato forse lo spettacolo della morte ad incoraggiarlo nei suoi propositi di penitenza. Sì, — proseguì curvandosi e come parlando sottovoce alla fiamma che sorgeva in mezzo a loro, — tu non hai dunque capito, Vittoria? Egli si pente della morte del fratello, si pente delle sue colpe, ha rimorso di vivere qui, donde era stato scacciato, e vuol farsi una piccola fortuna per non usufruire del patrimonio di Bakis Zanche. Tu capisci, Vittoria; è inutile che io continui...

— Io credo alle vostre parole, ma non credo alle sue: egli vi ha ingannato, come ha ingannato me, sempre....

— Vittoria, figlia mia, basta! Se tu parli così vuol dire che non conosci mio figlio! Egli vuol partire per penitenza e tu, se non vuoi dannarti l’anima, devi lasciarlo partire.

Era la madre che parlava: s’era drizzata sulla schiena e tendeva verso il fuoco le mani che tremavano come insanguinate.

Vittoria si sbiancò in viso e gli occhi le si riempirono di lagrime.

— Credo anche a voi, madre, — disse dopo un momento di silenzio; — ebbene, che egli vada. Ma non basta questo. Ho anch’io un peso sul cuore e voglio liberarmene. Voglio dare