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gli cadesse in mano, cosa fatale se avviene prima che il bambino abbia compiuto l’anno.

Una vecchia che scendeva i gradini della chiesetta le domandò:

— E come lo chiamate? Andrìa?

— No, Bakis, come il nonno, — disse Vittoria, e si rattristò.

Entrata nella chiesetta, depose il cero sull’altare tra i vasetti di legno dorato e i fiori polverosi irti come cardi secchi, poi s’inginocchiò sul pavimento. Rimase sola; il tramonto dorava l’antico candeliere di legno fasciato di ragnatele che pendeva dal centro della navata; qualche lucertolina attraversava le pareti andando ad abbeverarsi alla pila dell’acqua santa.

Nella nicchia polverosa un piccolo e tozzo San Pietro in legno, con le chiavi nel pugno, la barba nera coperta di ragnatele, sedeva sopra una roccia come un mandriano taciturno; e intorno a lui, su un avanzo di affresco della parete, viluppi di braccia e di gambe, qualche piede, qualche omero, qualche ginocchio, emergevano dallo sfondo verdastro e scrostato come membra di annegati da uno strato di acqua limacciosa.

Vittoria fissava queste Immagini misteriose e più che al Santo domandava a loro, come a potenze ambigue capaci di bene e di male, la protezione del suo bambino. Sapeva bene perchè la vecchia serva l’aveva mandata là.

— Va a San Pietro delle Immagini...

Bakis Zanche andava laggiù a cantare i Salmi, ogni prima domenica del mese: la sua fi-