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Quando la mantiglia fu bene distesa, ella vi mise una mano sopra; con l’altra prese un cero e s’avviò, ma passando dinanzi a zia Sirena seduta accanto al fuoco si chinò alquanto e le fece vedere il bambino.
La vecchia non s’era rimessa del suo catarro; verso il tramonto le padrone la costringevano ad andare a letto; ella però si alzava all’alba e faticava tutto il giorno cercando di frenare la tosse che le ronzava e la pungeva in gola come uno sciame d’api; e il suo viso pallido cascante pareva quello di un cadavere che conservasse ancora un’espressione di rimprovero e di minaccia contro i suoi nemici. A volte persino Mikali aveva soggezione a guardarla.
Davanti a Vittoria e al bambino, quel viso morto parve per un momento riflettere il colore della mantiglia e un barlume di gioia rifulse negli occhi spenti.
— Va a San Pietro delle Immagini, — mormorò, senza baciare il bambino.
E come spinta da un comando, Vittoria andò a San Pietro delle Immagini, la chiesetta che era al di là del paese, fra macchie e roccie. Nella spianata alcune ragazze la raggiunsero, e poichè la fama della bellezza del bambino s’era sparsa nei dintorni, lo vollero vedere, dando in esclamazioni di gioia, chiamandolo il bello grande, la bandiera di seta, il gigante, Bakisio Zanche futuro papa in Roma.
Anche una ragazzetta con un ciclamino in bocca corse giù dalle roccie per vederlo, ma Vittoria lo ricoprì tosto per paura che il fiore