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davanti alla sua porta, e i suoi occhi brillavano come l’erba al mattino quando è coperta di rugiada.

— Sbrìgati, palma vera; prenderete freddo.

La suocera spiegava la mantiglia di scarlatto segnata con una croce di nastro azzurro; e mentre la stendeva sull’omero e sul petto di Vittoria, si chinò sul bambino e dopo averlo baciato gli fece sul visetto il segno della croce.

— Piccola rondine mia, piccola rondine addormentata...

Una vaga inquietudine, insolita in lei, le velava il viso appassito.

— Chi sa che incontriate Mikali di ritorno. A quest’ora dovrebbe essere arrivato al paese.

Vittoria non rispose. Oramai era abituata alle assenze brevi e lunghe di Mikali, come a un dolore cronico che si fa più o meno acuto secondo le giornate, ma che si sa inevitabile. Ch’egli andasse o venisse, ella era decisa a sopportare tutto: non aveva sopportato l’assenza di lui durante la notte dolorosa del parto? Un uomo che commetteva una simile viltà era capace di tutto. Ed ella era convinta che Mikali si assentava per essere più libero nella sua perdizione: le avevano detto che bazzicava persino dalle fattucchiere, in villaggi lontani: lo avevano veduto su alle rovine del convento, lo avevano veduto con suo cugino Predu il bandito. Due giorni prima s’era assentato dicendo appunto che andava ad accompagnare Predu che s’imbarcava per l’America con passaporto falso.