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Qualche viandante si affacciava al portone per domandare notizie del malato.

— Sta meglio di voi e di me — rispondeva la vecchia Sirena.

— E Dio lo voglia!

Ed ecco Andriana, la donna delle erbe, con un piccolo boccale nero coperto con una foglia. Fu subito ammessa nella camera del malato, ma Ignazia, rimasta in cucina col frate, protestò.

— Io non glielo farei bere, il decotto delle erbe, no! Non si sa mai che erbe sono: può esservi in mezzo anche la sardonica. Ah, Signore, se arrivasse il padroncino. Il cane rosso abbaia: sentite!

Sospirò e si slanciò verso l’uscio come decisa a impedire qualche cosa; subito però tornò indietro rassegnata e silenziosa, avvicinandosi ogni tanto al portone per scrutare la lontananza.

I servi lavoravano nella vigna, e nel silenzio del chiaro pomeriggio, quando il cane taceva, s’udiva il tinnire della zappa contro le roccie e qualche grido lontano di uccello: il sole cadeva sopra la linea turchina dei monti e le ombre si allungavano sulla brughiera luminosa.

Andriana tornò in cucina e fissò negli occhi del frate i suoi occhi melanconici.

— Sia fatta la volontà del Signore, Bakis Zanche ha la febbre alta. Bisognerebbe avvisare Vittoria Zara.

Allora frate Zironi s’alzò e si avviò un’altra