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me uno straccio, e adesso mi spiate, gli avoltoi ti ronzino intorno, storta! Va...

— Sei pazzo, Mikà, sei pazzo furioso; sei ubbriaco fracido, non ti vergogni? Buttami pure per terra, ma va da tua moglie... Essa muore per colpa tua... come quella lì davanti! Non ti bastava una... no... due ne volevi far morire...

Mikali sentì come una puntura alle viscere; lasciò la donnina, che gli si risollevò davanti deforme e inesorabile come il rimorso, e s’avviò allo stazzo di sua moglie. Cercava di camminare dritto e rapido, ma ogni tanto barcollava: s’accorgeva di essere ubbriaco e non voleva parerlo; e la gobbina lo seguiva, paurosa ch’egli si pentisse e tornasse indietro, ma pronta a tutto per ricondurlo a casa.

Quando arrivarono, lo stazzo era tranquillo; Vittoria sedeva accanto al fuoco con le mani sul grembo; zia Marianna preparava la cena, il servo dava il grasso a una soga. Mikali sedette davanti a sua moglie esclamando:

— Dicono che ti sentivi male! — e pure rischiarandosi in viso nel vederla tranquilla, sentì il suo rancore aumentare.

Ella evitava di guardarlo; si rivolse però alla gobbina e le rimproverò d’essere andata a cercarlo per una cosa da niente.

— Chi va male è Sirena; bisognerebbe chiamare il dottore. Ha la febbre alta — disse Marianna Zanche, per sviare il discorso.

— E voi la lasciate sola?

— È rimasta Andriana per darle attenzione.

— E in casa mia occorre che vengano gli