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II.


A mezzogiorno Andrea non era ancora arrivato.

I servi mangiavano in cucina, chiacchierando sottovoce, e uno di essi, Pancraziu, anche lui scuro in viso come un arabo, si volgeva a Ignazia, la serva giovane, incitandola a scherzare.

— Sei triste e seria, sì, ma intanto vorrei sapere cos’hai fatto col frate stamattina dietro il portone quando lui se ne andava. Odori di topo come lui.

— Zitti — disse il servetto della fidanzata di Andrea che era venuto a prendere notizie. — Ecco il frate che ritorna: è stato al paese, perchè? Ha una cosa in mano sotto un fazzoletto bianco. Ah, frate Zironi, salute! Vi abbiamo veduto stamattina con una donna in riva al torrente. Ah, anche voi siete come i frati maligni dei tempi antichi...

Ignazia s’inginocchiò mormorando:

— Porta la comunione al padrone — e gli uomini si tolsero la berretta inginocchiandosi anch’essi; il servetto allora tremò tutto, col viso contro il muro, pensando che aveva scherzato mentre nella cucina passava il Corpo di Nostro Signore.

Si fece un gran silenzio in tutto lo stazzo; e un senso di attesa, calma e religiosa, una rassegnazione ai voleri di Dio parve quetare uomini e cose.