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— Quando era povero non si ubbriacava, non aveva vizi; era buono come l’oro. Perchè adesso che è l’uomo più fortunato degli stazzi è diventato così?
— Perchè non lo domandate a lui?
— Poterlo, nipote mia! Ma egli non si lascia avvicinare e con me è diventato più superbo di un vescovo. Passa davanti a casa nostra e non entra, e se qualche volta viene ed io tento di dirgli due parole egli si alza di scatto e se ne va. Anche tua madre, anima mia, tua madre che non butta le parole al vento, oggi quando il vecchio fattore venne a dirmi, beffandosene: Zizza Paddeu, va e dividi le due femmine che litigano per Mikali bello: ebbene, tua madre osservò: Vittoria ha peccati da piangere, con quello lì...
Vittoria si volse e con la mano diventata dura come un artiglio si aggrappò all’omero della zia:
— Zia, maledetto il peccato mortale, che dite?
I suoi occhi spalancati brillarono feroci, verdognoli, come quelli d’una tigre.
— La verità, nipote mia.
— Contatemi tutto... E non dite una parola falsa, in nome di Dio: a una donna nel mio stato non si deve mentire.
— Sentimi, Vittoria, ti dirò tutto; non credere che lo faccia per gelosia o per malanimo. Sono io che ti ho messo in braccio a Mikali, e senza di me non vi sareste più veduti. Io voglio che egli torni a te; ti dico tutto per scuoterti,