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parli come una santa. Lascialo invecchiare. Non essere come Bakis Zanche. A te lo posso dire, palma mia; egli urlava di giorno e alla notte piangeva come un bambino malato...

— Che dite voi, zia Sirè; se Bakis Zanche campava, avrebbe richiamato la moglie?...

— Questo no... Egli... — cominciò la vecchia, stupita per la domanda di Vittoria; ma non proseguì perchè la gobbina s’era affacciata all’uscio col piccolo viso stravolto e gli occhi lucenti di rabbia. Vittoria la guardò e impallidì.

— È accaduta qualche cosa a Mikali?

— No, anima mia, cosa può succedergli? A un uomo come lui nessuno può far niente... Però vieni, ti prego, ho da dirti qualche cosa.

La sua voce ironica rassicurò Vittoria; ma mentre ella usciva entrò zia Andriana col boccale fumante in mano e disse:

— Mala fata ti guidi, Zizza Paddeu; hai una faccia di malaugurio. Cosa sei venuta a fare?

— Quello che mi pare! E tu in casa tua cosa fai? — rispose la gobbina con voce provocante, volgendosi come in atto di graffiarla: e Andriana giudicò prudente tirare innanzi senz’altro.

Vittoria entrò nella camera della suocera e s’avvicinò alla finestra: il sole era tramontato lasciando sopra il muro del cortile una striscia di cielo verde dorata come acqua; le cornacchie e il falco sonnecchiavano già aggrappati ai rami della legnaia: e a lei parve di sentire, nel gran silenzio che precedeva il crepuscolo, voci e grida lontane; laggiù, nel mondo, la gente si divertiva, anche i più miseri gridavano di gioia;