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chiata; i suoi occhi però rifulgevano d’una luce intensa, più chiari del solito, languidi e come liquidi.
— Come va, padroncina? Come una lupa, vero?
Ella sorrise; ma quando sentì che Battista doveva confessarsi diventò triste.
— Senti, Pancraziu; se vedi il frate nella strada digli che venga pure qui, dopo.
E quando Pancraziu ripetè di aver veduto Mikali nella bettola, ella si guardò le mani coperte di anelli mormorando come fra sè:
— È sempre là, sempre! Beve troppo, e gli farà male.
— Far male a lui? A un gigante? Egli può bere una botte senza risentirsene.
— Sì, è forte; rassomiglia a suo padre — disse Vittoria, che amava si lodasse il suo Mikali; e sollevò il viso sorridendo a zia Andriana che arrivava con qualche cosa sotto il grembiale.
— Ho veduto il frate entrare nello stazzo Zoncheddu. Ho paura che da un momento all’altro si debba attaccare la giovenca1 sotto la finestra di Battista — disse la donna; — il vento di marzo spazza le foglie marcie.
Pancraziu, che non amava le idee melanconiche, s’alzò dicendo che andava incontro al frate per spogliarlo e con la tonaca mascherarsi e condurre sua moglie al ballo.
— Farai meglio a tornare a casa, — disse Andriana. — C’era Mikali che ti cercava.
- ↑ Sotto la finestra del moribondo veniva legata una giovenca destinata al banchetto funebre.