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I ragazzi risero, ma egli rifiutò la sedia che la donna gli porgeva e sedette sull’estremità inferiore del carro, ai piedi di Battista.

— Leva quella sedia — disse con voce allegra; — e che sono diventato un signorotto di pasta frolla, da non potermi sedere dove capita?

Battista non si mosse, solo si morsicò la mano nel tossire lasciandovi impresso un fiore di sangue.

— Se non lo sei tu, un signore, e chi lo è? Pancraziu dice che hai preso mille scudi dal solo sughero, — disse Maria Luisa.

— Pancraziu è un burlone; adesso poi che deve sposarsi è più burlone ancora. Come va che tu, invece, non hai cambiato umore, Ignazia?

— Io non ti somiglio per cambiare umore col cambiare di fortuna. Bevi.

Egli prese il bicchiere che la serva gli porgeva, ma prima di bere esitò; non osava dire «salute» ai piedi di Battista buttata lì come su un carro funebre; infine trangugiò in silenzio il vino e ne versò il fondo per terra: e cominciò a scherzare con le donne, mentre dentro soffriva, e avrebbe voluto andarsene e non ripassare mai più davanti allo stazzo Zoncheddu. Eppure nelle sere seguenti tornò, indugiandosi sempre più a lungo; e Battista era là, distesa silenziosa, con la sua tosse che pareva la voce del suo petto spezzato; nelle notti di luna il viso di lei appariva di scorcio, più bianco della luna stessa, ed egli spesso s’irritava