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VII.


Tornando allo stazzo, l’indomani mattina, incontrarono il vecchio fattore che raccontò di essere stato al paese per testimoniare in difesa di un povero mandriano al quale ignoti malfattori avevano rubato il gregge e adesso veniva accusato di favoreggiamento.

— L’ho veduto io, a raggiungere qualche pecora sbandata qui sotto. Non potevo negargli la mia testimonianza. È un povero — disse rivolgendosi a Vittoria.

Mikali però sogghignava: si curvò sulla sella e urlò:

— Va bene; andatevene pure in giro, andate pure alla forca! Ma non rimettete piede nel predio.

— Oh, oh, giovane! Sei feroce come Nerone. Che ne dice la padrona?

— Il padrone sono io e ve lo farò toccare con le mani.

E spronò il cavallo, mentre Vittoria e il vecchio si scambiavano uno sguardo desolato. Che poteva ella fare? Il cuore le consigliava la pietà; d’altronde riconosceva che Mikali aveva ragione e anche Dio comanda che si custodisca la propria roba.

Al prediu fu dunque mandato Pancraziu, che da lungo tempo aspirava con tutta l’anima ad averne la mezzadria per potersi sposare con