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l’amico non volle dirmi altro: e come una nuvola d’autunno si posò sul mio capo. Quanto tempo farneticai e spiai, ma sempre zitto come deve essere un uomo forte! Non scoprivo nulla; finchè un giorno Sirena mi disse che voleva andarsene, senza spiegarmi il perchè. Mia moglie era incinta, più taciturna e finta che mai. Ah, il diavolo s’era destato e ronzava attorno alla mia casa. Imposi a Sirena di restare, e non le chiesi altro. Ed ecco un giorno dissi che andavo a Terranova per comprare un cavallo e invece mi nascosi come un ladro dietro la mia casa e attesi. Tutti i peccati li scontai in quell’ora di ambascia! Raspavo la terra con le unghie come un cavallo e la bava mi colava dalla bocca: finalmente il Signore mandò sulla terra l’ombra della notte ed io penetrai nella mia casa come il ladro vile, curvo su me stesso, boia di me stesso. Mi arrampicai sul tetto, dalla parte dell’orto, e di lassù li vidi assieme, sì, padrona e servo. Ah, ch’io non ricordi quell’ora di morte! Erano nel cortile, maledette siano per sempre le loro viscere, sulla panchina accanto alla finestra. Io urlai e sparai, mirando l’uomo. Egli fuggì, come un cane che era. La donna taceva, anche in quell’ora: e tacque sempre, anche dopo, quando la cacciai via e le imposi di non far riconoscere per mio il figlio della sua colpa. Sì, la cacciai via, me la raschiai di dosso come si raschia la lebbra: che dovevo fare? L’uomo morì ed ella ritornò serva com’era nata; ed io vissi con mio figlio, gli feci da madre, gli insegnai a non calpe-