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viso e sui folti capelli in disordine: il vino e i liquori eccitavano gli uomini, e poichè la fisarmonica accennava ancora il motivo del ballo, essi afferrarono le donne e le trascinarono fuori formando nuovamente il circolo.

Il cortile solitario fu tosto animato dalla ghirlanda luminosa; le galline svolazzarono spaventate e il falco e le cornacchie starnazzarono sopra i mucchi della legna, come partecipando alla gioia folle delle maschere.

Vittoria guardava, appoggiata al braccio del suo Mikali. Ecco che la gioia e la vita erano finalmente rientrate in casa sua; e la desolazione intorno si rallegrava come le rive inaridite di un torrente disseccato all’improvviso ritorno delle acque. E il suono della fisarmonica vibrante nell’aria del freddo tramonto le ricordava tante cose dolci lontane; se chiudeva gli occhi le pareva d’essere ancora seduta sulla porta della sua casetta paterna e di suonare accompagnando con le note del piccolo strumento tutti i suoi desiderii e i suoi sogni. Ed ecco che tutto era diventato realtà; ella sentiva la mano di Mikali stringere la sua e comunicarle l’ardore e l’angoscia della voluttà; e davanti ai suoi occhi danzavano le immagini rosse e scintillanti del piacere e della gioia. Era ricca, era amata, era circondata dalla corte dei parenti, aveva cancellato la macchia di disonore che gravava come una nuvola sopra la casa Zanche. Che le mancava? Avrebbe voluto gridare di gioia come le maschere folli che passavano davanti a lei gettandole parole di augurio

Deledda. Le colpe altrui. 16