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— Che volete che dica? Siete voi la padrona.
— No, no, Vittoria, non parlare così, cuore mio, mi fai male...
— Sta zitta, — consigliò zia Pietrina. — Non ti conviene parlare così! Mio marito, beato, diceva che l’unica cosa quando siamo turbati è di tacere.
E la donna che tornava seguì il consiglio della vedova fedele; tacque, ma tremava tutta, e Vittoria a quell’angoscia che le si comunicava come una febbre contagiosa, si rattristò di nuovo anche lei; anche a lei un fantasma sbattè le ali sul capo come un uccello notturno, e per la prima volta ella si domandò se non offendeva maggiormente l’ombra di Bakis Zanche riconducendo nella sua casa la donna infedele.
*
Zia Sirena, col lume in mano, aspettava davanti allo stazzo; la sua gonna sembrava rigata di sangue, e il suo viso era più che mai minaccioso, ma a misura che il gruppo delle donne avanzava e la sua antica padrona le appariva quale era, un avanzo di naufragio respinto dall’onda della vita al punto dove l’onda stessa l’aveva travolto, un solco di pietà si scavava attorno alla sua bocca sdegnosa.
— Buona notte, Marianna; ebbene? — salutò movendo un passo incontro alla donna; e sollevò il lume come per rischiararle meglio intorno il luogo dove tornava.
E Marianna Zanche ripassò piangendo il li-