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— Affogami pure... Uccidimi... Sei abituato al male; hai ucciso uomini e bestie, uccideresti tua madre per bere il suo sangue se hai sete. Ma non sono io sola a conoscere il male che hai fatto... E non tutti puoi affogare...

— Santa pazienza, — disse allora Mikali, ritirando la bisaccia e ritrovando la sua calma, — sta zitta, Ignazia, è meglio per te.

— Ebbene, mandaci via, Mikali! — ella supplicò, guardandolo coi suoi grandi occhi ove restava solo il dolore. — Ieri notte vi ho visti, là, dove venivo io... Mandaci via; se no, non rispondo di me!

Era bella, d’una bellezza barbara e appassionata; e mentre minacciava si offriva, e le sue labbra che pronunziavano parole d’odio tremavano di desiderio, e le sue mani si aggrappavano alle vesti di Mikali come le zampe dell’uccello alle fronde della quercia. Egli si sentì investire dalla passione di lei come da una vampata: cercò di respingerla ma trovò le braccia nude e calde di lei.

— Sono un uomo di cuore... lo sai, — cominciò a mormorare, volgendo il viso dall’altra parte per sfuggire gli occhi della donna. — Terrò la promessa... Il padrone sono io... Ma non fare scandali...

— Non farò nulla, Mikali... Quando ho mai fatto nulla contro di te? Sono venuta perchè volevo vederti... Non voglio nulla, Mikali... ho parlato per rabbia... Ieri notte... mentre eravate assieme... io morivo... Guardami almeno, Mikali... l’hai detto, sei un uomo di cuore...