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V.


Ma presto i fidanzati fecero pace; e ogni tanto Mikali portava a Vittoria regali di valore.

Di nozze non si parlava ancora a causa del lutto, cosa che faceva sogghignare Ignazia; una sera in autunno ella vide la giovine padrona uscire di nascosto nell’orto e sentì qualcuno saltare il muro; ecco, erano là, non più sorvegliati dalla madre prudente, come durante le visite ufficiali di Mikali; erano là assieme come amanti segreti. E dire che la giovine saggia padrona aveva mandato il servo Pancraziu a seminare il frumento in un terreno lontano per evitare che lui ed Ignazia, fidanzati anch’essi, si vedessero soli di notte. E a lei, alla saggia padrona, chi faceva la guardia, di notte? La piccola gobba ruffiana? Ah, un rancore senza nome attossicava il sangue della serva; e il suo odio andava sopratutto a Mikali, a lui che penetrava come un amante audace nello stazzo a godersi l’amore di Vittoria proprio davanti a lei, tradita e sbeffeggiata, come s’ella fosse una pietra insensibile, uno straccio che si butta via col piede.

Il desiderio di gridare dalla sua finestruola: — padrona, anch’io sono stata lì con Mikali, anche per me egli ha saltato il muro, — le gonfiava la gola; ma l’angoscia le toglieva anche la

Deledda. Le colpe altrui. 15