Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 224 — |
negli interessi di Vittoria Zara. Donne e frati, quando mai si è sentito che ragionassero bene? Ma a lui dopo tutto che importava? Egli non aveva bisogno di nulla; era un uomo che poteva ridersi di tutto e di tutti. E d’improvviso, mentre Vittoria impallidiva e gli altri tutti tacevano prudentemente, si alzò, respinse con impeto lo sgabello e disse che se ne andava: rimase però un momento appoggiato allo stipite della porta in attesa di una parola di Vittoria: tardando questa parola a venire, egli si accomodò con rabbia la berretta tirandosela bene sulla fronte e se ne andò senza voltarsi, gridando:
— Addio, statevi in pace.
E per quanto il frate gli corresse dietro dicendogli che aveva da comunicargli qualche cosa d’importante, non si fermò. Allora, mentre Vittoria si morsicava le labbra per non piangere, Ignazia, senza smettere di scardassare la lana nera ed aspra come i suoi capelli, inghiottì qualche acino dell’uva che nascondeva nel grembiale.
— Così... che essi vivano sempre in discordia... così... — augurava fra sè.