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dai primi giorni Mikali cominciò a visitare l’ovile, la vigna e tutti i possedimenti Zanche come un vero padrone, dando ordini, facendo osservazioni, vantandosi di rimettere a posto le cose che minacciavano di andar male.
Un giorno Vittoria gli parlò del desiderio di Pancraziu di ottenere la mezzadria del predio di Santa Maria a Mare.
— Vuole sposare Ignazia e la condurrebbe a vivere laggiù.
— Fa bene! I tesori si nascondono! — egli disse beffandosi del servo geloso; ma andò subito a visitare il predio, per il quale Bakis Zanche aveva spesi mucchi di denari dissodando la brughiera e formando di quell’angolo selvatico un vero giardino: vi crescevano persino gli aranci, e tutti quelli che in primavera andavano alla festa laggiù, nella chiesetta nera come uno scoglio sulla linea verde del mare, si fermavano a guardare con invidia al disopra della muriccia assiepata.
Da tre anni Mikali non passava laggiù, dopo una volta che giusto era stato alla festa di Santa Maria e, guardando i peri e i susini carichi di frutti duri pesanti come di marmo verde, aveva pensato che, secondo giustizia, se Bakis Zanche rinsaviva e lo riconosceva per suo figlio, metà del predio era suo.
Ed ecco che tutto era suo, adesso.
Fermato il cavallo dietro la siepe, i suoi occhi però sì offuscarono: sì, bastava uno sguardo per accorgersi che il podere andava in malora; la muriccia di cinta era tutta una rovina,