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fianchi come affranta dalla stanchezza, accanto alla madre che filava composta, aspettando l’arrivo di Marianna Zanche, e pensò: qui bisogna muoversi. Corse quindi nello stradone e spiò ansiosa.

Ecco finalmente Marianna Zanche avanzarsi anch’essa stanca e melanconica; contro le consuetudini suo figlio l’accompagna, camminandole a fianco e curvandosi di tanto in tanto a guardarla come per infonderle forza e coraggio.

L’incontro della gobba parve però contrariarlo e per scusarsi disse:

— Mia madre si sentiva poco bene, ma bisognava pure che venisse, oggi! Allora ho pensato di accompagnarla, tanto più che devo andare al paese. Ripasserò più tardi e vi aspetterò qui, madre.

Andò oltre, ma intanto che Marianna Zanche s’avanzava verso la casetta, la gobbina lo rincorse nello stradone.

— Dà retta a me, Mikali; aspetta tua madre senza andare in paese. Mettiti là dietro la siepe. È per il tuo bene!

Egli l’ascoltava con aria sdegnosa; proseguì la strada, poi a un tratto si fermò pensieroso, tornò indietro e si mise accanto alla siepe al posto dei convegni con Vittoria.

E Vittoria nell’udire i passi di Marianna Zanche era balzata nascondendosi nella sua cameretta; subito dopo la gobbina andò a chiamarla senza sorprendersi dei gesti di angoscioso diniego con cui lei, appoggiata al muro e con una mano sugli occhi, l’accoglieva.