Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 200 — |
ciato e felice; e infine impallidì, come se qualcuno gli avesse dato un forte colpo alla schiena.
— Battista Zoncheddu? Lasciala stare! Quella almeno è una donna che sa voler bene. Ella, sì, piange la mia partenza...
— Ella non ti guarderà più in faccia quando io le avrò detto chi sei tu.
— E chi sono io? Che hai da dire a me? — egli gridò offeso.
— Tu... sei... tu ed io, assieme, sì, abbiamo fatto morire un uomo... un fratello! Siamo due assassini.
Mikali si strappò di capo la berretta e la buttò lontano con rabbia.
— Ma va, va, va! Tu sei pazza e vuoi far diventare pazzo anche me! Io però non andrò dal dottore per dirgli che ti conosco bene.
— Al dottore tu l’avvertenza gliel’hai data già col sangue del suo puledro: non parlare del dottore!
— E tu non parlare di Battista Zoncheddu! Io non penso a lei, ma quando volessi pensarci non saresti certo tu a potermelo proibire! Con qual diritto?
— E tu con quale diritto... allora?...
Entrambi alzavano la voce, guardandosi minacciosi. Mikali andò a riprendere la berretta e tornò a rimettersi nella posizione di prima, torvo, fremente.
— Io ti proibisco, sì, di pensare ad un altro uomo, perchè sei stata tu a lasciarmi senza ragione alcuna; così si abbandona un vecchio cane che non serve più a nulla, non un uomo