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però sentiva per istinto che egli si moveva così, con grazia selvaggia, forte ed agile come un giovine gigante, solo per farsi vedere da lei e per piacerle. Egli infatti si divertiva a correre intorno al prato, gettando il laccio con destrezza; lo lanciò a distanza sul puledro nero, e il nodo scorsoio andò a infilare come un anello la testa dell’animale; e questo si sollevò sulle zampe posteriori agitando indietro la criniera fine e lucente come una capigliatura di donna. Mikali gli si accostò riattorcendo la corda al braccio e quando si curvò per slacciargli le pastoie scosse anche lui i capelli all’indietro quasi per imitarlo; poi con agilità da cavallerizzo da circo gli balzò sulla groppa nuda, e dove fermò le gambe, sui fianchi frementi della bestia, parvero formarsi due solchi. E furono come un corpo solo, un centauro che nel silenzio caldo del paesaggio gittava un grido per eccitarsi alla corsa.
— Alò! Alò!
Vittoria guardava con odio e con ammirazione: aveva paura ma anche desiderio che Mikali spronasse il puledro e se ne tornasse laggiù lontano dond’era venuto, lasciandole in cuore una umiliazione sanguinosa come una ferita.
— Va in buon’ora, va: è meglio, sì, che tu non ti avvicini, va, va; così imparo a non umiliarmi più; così tutto è finito, — gemeva fra sè; ma quando lo vide spingere il puledro verso il torrente una gioia folle la riprese.
Mikali si avvicinava attraverso la ghiaia e l’acqua bassa del guado; per un attimo scom-