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nipote, poichè bisogna parlarle per ambasciata, diteglielo dunque che tornerò per le sue nozze. Bisogna pure che le faccia un regalo, quel giorno... una collana di corallo... così San Michele mi assista! Avete inteso?
La donnina proruppe in un grido lungo e tremulo che fece nitrire i puledri.
— Ohi, ohi, Mikà, ho inteso! Collana di goccie di sangue, tu vuoi dire! Ma quel giorno non arriverà mai perchè Vittoria non si sposerà mai.
— Meglio, allora! Che vada a farsi monaca; che vada a stare col frate fra le rovine di Monte Nieddu; che vada al diavolo donde è venuta, — egli disse, smontando sulla riva del torrente; ed ella balzò come una palla e lo afferrò per le falde del cappotto, fissandolo negli occhi coi suoi occhi strani, come il gatto selvatico quando affascina l’allodola.
— Mikali, ascoltami; tu sei nato ieri e non capisci nulla. Mia nipote non pensa che a te e non sposerà che te. Perchè vuoi partire?
— Parto perchè così mi pare! non perchè sia disperato, no, femminuccia! Un uomo come me trova donne e denari in ogni angolo della terra e non permette che si rida di lui. Questo solo voglio far capire a vostra nipote: che ella mi ami o no, non m’importa, ma voglio che ella mi rispetti. Troppo si è burlata di me! Io parto, sì, ma che ella non guardi altro uomo, perchè se no... io tornerò prima del tempo...
— Sentimi, Mikali: io non posso ripetere queste cose a Vittoria; perchè non gliele dici tu, prima di partire?