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stazzo non si vedeva più di buon occhio l’inclinazione di Battista per il figlio della serva, sebbene questa adesso, godendo il piccolo usufrutto del terreno lasciatole dal marito, fosse considerata come ospite e amica.
— Fa bene a partire, — disse Maria Luisa, misurando il frumento. — Così darà uno schiaffo a chi lo disprezza. E quando va?
— Adesso, al più presto, appena finisce di domare due puledri di Zuannandria Majore.
Presi i denari, Marianna Zanche mandò Battista a comprare quattro metri di frustagno per fare una veste a Mikali, poichè partendo egli doveva abbandonare il costume.
La ragazza andò fino al villaggio; era triste come la notte, e tirò, tirò il prezzo, tragica come se si trattasse di risparmiare un po’ del sangue del suo cuore. Tornata a casa, sedette in un angolo della cucina con l’involto in grembo e cominciò a piangervi sopra e a mormorare una nenia funebre: pareva avesse in grembo un bambino morto.
Mikali partiva, il gigante, la bandiera alta e sontuosa! Partiva e lasciava il suo costume, come un morto lascia le vesti terrene, e indossava il frustagno, la pelle degli uomini deboli buoni a nulla! Partiva, come parte la foglia dall’albero, sospinta dal vento d’autunno, come la piuma che si stacca dall’aquila che invecchia! Che tristezza, che crepuscolo! La fanciulla piangeva, e sembrava, in quell’angolo di cucina nero come una grotta di Monte Petrosu, la patria stessa che gemeva la sua nenia di addio