Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/182


— 174 —


Mikali cominciò a morsicarsi il pugno; tuttavia si ostinava ad aspettare, finchè il suono e la voce tacquero e il ragazzo lo tirò per la falda del cappotto.

— Ti sei addormentato, Mikà? Io ho finito; dammi qualche cosa, adesso.

Mikali balzò e gli diede uno schiaffo. La chitarra battè sul petto del ragazzo e le corde gemettero per lui.


II.


Solo al tempo della raccolta frate Zironi si fece rivedere allo stazzo. Tutto il campo era giallo, intorno alle macchie verdi, sotto il cielo d’un azzurro cinereo ove stagnavano le nuvole d’estate gravi come roccie di granito; l’orzo era già mietuto, ma nelle distese di frumento i mietitori lavoravano ancora, curvi, con la corta giacca di cuoio che li faceva rassomigliare a bestie sbandate intente a brucare le spighe.

Nel cortile dello stazzo, Pancraziu faceva calare cautamente dai sacchi sul carro a una misura di ferro deposta per terra un rivoletto d’orzo; e mentre zia Sirena aiutava Ignazia a caricarsi sul capo i cestini colmi, egli al solito scherzava.

Anche le donne non erano tristi. Il tempo appiana le cose come la vecchia serva appianava l’orzo sulla misura passandovi sopra un matterello; eppoi quando si ha da fare e si deve