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lina, e il gemito della chitarra l’accompagnò col suo lamento sommesso:

Bedda, palchì tanti peni
Senza mutìu mi dai?
Sarà folsi palchì mi hai
Sicuri in li to cateni.
Bedda, palchì tanti peni?...1

— Adesso apre la finestra... adesso scende... Eccola, è lì... apre... — gemeva e fremeva Mikali, sporgendosi sul muricciuolo, col cuore sulla pietra e il pugno sulle labbra. E guardava, con gli occhi scintillanti nell’ombra. Ecco ella veniva, come nel campo vigilato dalla gobbina; si fermava sotto il melo carico di frutti e faceva un cenno che era come un laccio, sì, come il laccio che egli gittava ai puledri in corsa. Ed egli, preso, attirato, saltava il muro, andava a lei, le cadeva ai piedi spasimando.

— Vittoria! Vittoria... anima mia, era tempo... Eccomi, Vittoria; non ne potevo più... Sei tornata... Sei tornata...

La voce chiara del ragazzo gorgheggiava come un canto d’usignolo, con tutti i richiami, i gridi, il ridere d’amore; e le note della chitarra tremolavano intorno come i raggi d’oro della luna sotto il melo; ma la casa rimaneva silenziosa e chiusa e la donna non veniva.

  1. Bella, perchè tante pene
    Senza motivo mi dài?
    Sarà forse perchè mi hai
    Sicuro nelle tue catene.
    Bella, perchè tante pene?...