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era figlio di Bakis, ma non lo aveva fatto riconoscere per paura, per rimorso, come del resto Mikali stesso, più tardi, sebbene consigliato da qualcuno, aveva lasciato le cose com’erano per non irritare inutilmente il vecchio e nella speranza di dividere l’eredità con Andrea, e in ultimo per la certezza che Vittoria lo sposasse.

Dopo un lungo silenzio la madre disse timidamente:

— Mikali, del resto adesso da vivere ne abbiamo! Viviamo in pace, anima mia. Dimentica quella donna e guàrdati intorno.

Mikali si sollevò a metà sul carro e sputò al di là della siepe.

— So cosa volete dire, madre! Ma io donne non ne guardo più, neanche se hanno la lebbra in viso e il mio sguardo dovesse guarirle. Io me ne andrò servo, volete sentirla, me ne andrò lontano e tutto sarà finito. Però prima...

— Pensa a te, Mikali, non sei più un bambino e la sventura ti ha segnato come il fuoco. Battista è una buona ragazza, ed ha qualche cosa; è una donna, Battista, non è il serpente di Eva, come quelle che tu conosci. Vivrete in pace secondo il volere di Dio, e tu lavorerai, seminerai, avrai il tuo bestiame, la tua terra, il tuo focolare. Potrai dire: qui mi corico e mi addormento come un bambino innocente nella culla, e Dio veglierà su di me. Così, Mikali, potrai dire, se smetti di vivere in peccato mortale, così...

Ma egli s’era gettato supino sul carro e sbuffava di nuovo tirandosi i capelli con rabbia.