Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/144


— 136 —

come di volo fu sopra il carro, vi si distese, scoprì il cadavere e lo baciò.

L’atto fu così rapido che Bakis Zanche, il cui cavallo s’era fermato col muso rasente al carro, non riconobbe subito sua moglie; ma quando vide la testa di lei sopra la testa del morto, il suo viso si deformò, gonfio e violetto d’ira; e di nuovo un ansito terribile gli sollevò il petto.

— Va! — gridò, mentre l’uomo che guidava il carro tirava giù la donna ed ella cadeva svenuta sulla polvere.

E quelli che guardavano ebbero l’impressione che il vecchio volesse passare sul corpo di lei; ma l’uomo del carro fu pronto a sollevarla rimettendola tosto tra le braccia di Mikali ch’era giunto di corsa.

— Ancora lì, sei, bastardo maledetto? — gridò Bakis Zanche dall’alto. — Tutti e due siete lì, adesso, i corvi neri, contenti che lo avete ucciso!

Mikali, pur tenendo con un braccio sua madre, sollevò il pugno minaccioso: afferrò il cavallo per la criniera scuotendogli la testa, e parve volesse buttare giù il padre, — giù nella polvere com’era caduta la madre; ma gli uomini lo tirarono in là, ed egli indietreggiò a forza tenendosi stretta al petto la donna penzolante come uno straccio. Allora il carro riprese il suo viaggio lento nel sole tra il verde sereno.