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come un vecchio mastino. Son già tre giorni che ha telegrafato a suo figlio Andrea, che si trova in Continente per il servizio militare, e ancora quello non si vede. Solo mia zia, povera vecchia serva, ha cura di Bakis Zanche.
— Povera vecchia Sirena! — disse il fraticello con un sorriso malizioso. — Adesso prenderà l’eredità, se egli muore! Da quanti anni lo serve?
— Da quaranta, credo, lodato sia Dio.
— Sempre sia lodato. E la moglie di Bakis, adesso? Sono sempre divisi?
Ma la donna strinse le labbra e con l’indice accennò di tacere. Essa non sapeva niente, essa non si immischiava nei fatti altrui. Tutt’al più commiserava il prossimo.
— Povero Bakis, povera famiglia: sia fatta la volontà di Dio. Egli dà i beni, Egli dà i mali: eppoi tutti siamo di passaggio come adesso su questo sentiero.
— È vero, femminuccia. Addio.
E senz’altro il frate, diventato pensieroso, proseguì la sua strada; ma arrivato quasi ai piedi del monte, sotto un macigno ove la leggenda fa sostare San Francesco durante una sua gita al convento di Monte Nieddu, si fermò e trasse dalla manica la sua colazione: due patate cotte, grinzose e ancora coperte di cenere. E mentre le rosicchiava, piano, piano, coi denti di davanti poichè i molari non li aveva più, scuoteva la testa da un lato e pensava.
— Sì, è vero, siamo di passaggio. Ma per questo bisogna prendere tutto sul serio o bi-