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tischi, e al di là delle colline di roccia nerastra che sorgono come una linea di fantastiche fortificazioni fra il litorale e l’interno dell’isola, Monte Albo simile a una nave azzurra tra i vapori rosei dell’orizzonte: e a destra fra l’oro del mare la piramide violacea dell’isola di Tavolara.

Ma una figura umana interrompeva la solitudine ed egli si scosse dalla sua contemplazione. Era una donna anziana con una gonna nera sul capo, che raccoglieva erbe medicinali; ne aveva già oltre il grembiale colmo un mazzo in mano ancora umido di rugiada, e ogni volta che lo accresceva d’un ramoscello lo baciava religiosamente. Veduto il frate, gli si rizzò davanti meravigliata.

— Sì, son vivo! Come va, Andriana?

— Dicevano che ve n’eravate andato al convento di Fonni e più lontano ancora!

— Verrà anche quel giorno. E nel mondo, come si va?

— Come il piccolo Gesù Cristo comanda, frate Zironi mio!

— E vostra zia, la vecchia Sirena, vive ancora? E Bachisio Zanche, il suo padrone, come sta?

La donna accennò alle sue erbe.

— Sono per lui, queste. Ecco l’ispidda, la lua e la tiria: adesso vado in cerca dell’erba ’e bentu.1 Ha male ai reni, Bakis Zanche, e sta grave. Forse muore, solo e abbandonato

  1. La scylla, l’euforbia, la ginestra, la parietaria.