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fortarla. Doveva adesso andare da Vittoria o da lui? Già il desiderio di vederlo un’ultima volta o almeno di conoscere il posto ov’era accaduta la disgrazia lo spingeva come un reo verso il luogo del delitto. E la madre pensava la stessa cosa; si divincolò dalla stretta delle donne e corse via verso il viottolo gittando lunghi urli striduli che riempivano di dolore la pace intorno: sembrava folle e quando egli la rincorse e la prese, gli si riversò indietro fra le braccia e gli morsicò le mani.
— Lasciami, tu! Voglio vederlo, voglio vederlo! Era mio figlio, era il mio sangue, ed è morto come ha vissuto... lontano da me che ero sua madre.
Per placarla Mikali le promise di andare prima lui ad informarsi dove era il luogo della disgrazia, poi di condurla seco.
— Madre, pazienza! Non sappiamo ancora nulla di preciso.
«Non sappiamo ancora nulla di preciso». Questo era il suo maggiore tormento. Consegnò la madre alle donne e andò dritto allo stazzo Zanche. Conosceva bene tutti i dintorni, la vigna, l’ovile, anche l’orto; aveva più di una volta sfiorato con la mano i muri della casa, ma non era mai penetrato là dentro; si guardò attorno nel cortile e gli parve che dall’alto della legnaia il falco immobile lo fissasse con malizia e a un tratto ammiccasse accennandogli qualche cosa. Sì, adesso, morto Andrea, e poichè nessuno metteva in dubbio che lui, Mikali, era figlio di Bakis Zanche (la sua statura bastava