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sava tutti i giorni a mezzodì preciso per andare ad abbeverarsi. Bobore vede i cespugli agitarsi e mira... E colpisce Andrea, invece del cinghiale... Andrea che doveva aver capito male e s’era messo dove passava il cinghiale. Oh, Signore, Signore... è rimasto morto sul colpo, seduto com’era... Il cacciatore è scappato, ma ha mandato a dire della sciagura per un pastore... Io ero allo stazzo... Che orrore! Bakis Zanche diede un grido come fosse ferito lui... e Ignazia cadde a terra come morta... Son partiti, adesso, il vecchio e i servi e la giustizia. Io corro da Vittoria. E tu?... E tu?...
Mikali sporgeva il labbro convulso e balbettava.
— A che ora... è stato? A che... ora?...
Ma la donna correva già, col grembiale sventolante, messaggera di morte; ed egli si sollevò e spinse il cavallo prima in direzione del paese, poi verso gli stazzi, poi si fermò ancora. Dove andare? Da Vittoria, dalla madre, o da lui? Una fitta nebbia lo circondava; solo a tratti, come illuminato dal lampo della fucilata del cacciatore, Andrea gli appariva seduto immobile, morto dietro il cespuglio.
— L’ha voluto lui; e noi l’abbiamo spinto alla morte — pensava, e il grido della donna — e tu? e tu? — gli risuonava dentro le orecchie con lo scalpitare del cavallo impaziente.
Dove andare? Senza accorgersene si diresse allo stazzo Zoncheddu.
La madre sgranava le fave seduta sul limitare della porta di cucina; da tre giorni viveva in