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falsa, tutte cose più dolorose della morte. Ma la donna gelosa è dolore e affanno di cuore. Allora... Dormi? Allora io le dissi: lasciamoci, Annicca; io mi farò frate e tu così starai tranquilla. Ella si aggrappava a me come un gatto arrabbiato, quando io parlavo così. Voleva sposarmi, venire a stare a casa mia con mia sorella e mio cognato. Ed era gelosa anche di mia sorella, questo è il curioso. Io non capivo questa pazzia: posso dirlo, adesso, ero innocente, allora, come uno di quegli uccellini che vengono qui a mezzogiorno. Ebbene, io stavo per cedere e sposarla quando un giorno la sorpresi... indovina con chi? (soffiò sul lumicino, lo spense e si mise a ridere) con mio cognato, il marito di mia sorella! E sono morto, per questo? Sto qui tranquillo e se adesso ricordo quella storia è per raccontarla a te. Che ne dici? Tu, adesso, Andrea, cuoricino mio, dà retta a me, sta qui e non pensare ad altro. Sarò il tuo servo. Faremo venire su un poco di calce e riatteremo la chiesa: io son buono, da muratore. Quando venni su la prima volta aiutai frate Antoni ad eseguire quelle decorazioni rosse intorno all’altare. Malanno, saranno circa quarant’anni, se non mi sbaglio. Frate Antoni fu l’ultimo a morire, qui, dopo frate Zuanchinu, l’anno della peste. Era un bravo pittore. Dormi? Dorme — aggiunse fra sè, e chiuse gli occhi.

Nel dormiveglia si rivedeva con una ciotola di tinta rossa sul capo. Frate Antoni grasso, ansante, arrampicato su una scaletta a piuoli,