Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/121


— 113 —


E come sentiva il bisogno di stordirsi, cominciò a bere il vino; metà bastava per togliere la sete, ma il resto, a lasciarlo, svaporava, e poi la scodella serviva per l’acqua. La vuotò dunque. Dio sia benedetto, le cose forse non andranno così male come sembra; Andrea ha giudizio; basta non contrariarlo; eccolo là immobile, coi piedi giunti, così quieto, così docile; dorme come un fanciullo, con l’alito lieve. Che tenerezza per lui!

— Andrea, anima mia, dormi? No? Mi sembrava. Sono già a letto anch’io. Sono stanco sebbene non abbia fatto niente. Il tuo letto è duro? Hai freddo? Andrea? Se non dormi ti conto una storia; ebbene, senti, quando ero ragazzo come te avevo anch’io un dispiacere. Affare di donne, malanno abbiano, avevano ragione i santi padri di chiamarle serpenti. Io dunque andavo da una donna e le facevo regali; sì, persino un anello con la corniola che era appartenuto a mia madre. Sì, Andrea, tu hai veduto che ho anche quel libro, io:

Nasce dall’uno il bene,
Nasce il piacer maggiore
Che per lo mar dell’essere si trova...

(mormorò i versi sottovoce, quasi pauroso di ricordarli) e non c’è al mondo uomo che non abbia una donna. Ma quella donna dove andavo io era gelosa, e tu sai la Sacra Scrittura: di tre cose ha paura il mio cuore, ma la quarta fa impallidire il mio volto; la persecuzione di una città, le radunate del popolo, e la calunnia

Deledda. Le colpe altrui. 8