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un castello in rovina, le pietre del cortile biancheggiavano come tombe fra l’erba, e sul cielo violetto le fronde estreme delle quercie palpitavano di stelle come palpebre gravi di lagrime.

*

Tutto ancora ha forma nel crepuscolo, ma forma che non è più quella della realtà e non ancora quella del sogno; le roccie rischiarate come da luce propria hanno profili di giganti seduti sulle rovine di edifici fantastici, e sembrano esuli sperduti. Poi il bosco mormora e tutto lentamente si trasforma nel sogno della notte.

Mari di cenere si stendono all’orizzonte: ma ecco, di nuovo la stella della sera brilla come un faro.

Andrea trasalì. Sedette ancora al tavolo del frate, grigio in viso come si fosse tuffato in quel mare di cenere, e cominciò a sbadigliare nervosamente.

— Hai freddo? — domandò il frate. — Berremo per scaldarci il vino che ha portato Pancraziu. È della vostra vigna? È leggero e traditore come le donne. Tu non bevi? Sì, aspetta, ti racconterò un episodio dei Fioretti, d’un novizio il quale fu tentato di uscire dalla Regola.

Andrea lo fissava senza rispondere. Il frate formava un cerchietto di briciole sul tavolo, e curvandosi molto a guardarlo raccontava.

— Un giovine molto nobile e delicato venne all’Ordine di San Francesco, ma dopo alquanti