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Frate Zironi intanto gramolava la pasta per i maccheroni, ed anche per una focaccia, se a Dio piaceva di far bastare la farina. Non s’illudeva, no, conosceva bene il cuore dell’uomo: Andrea non avrebbe resistito una sola notte alla solitudine; ma poichè era suo ospite bisognava trattarlo bene.

Ecco dunque un angolo del grande tavolo apparecchiato; il pasto era povero e il silenzio ostinato dell’ospite faceva credere ch’egli fosse già entrato nell’Ordine e assistesse al banchetto funebre del suo passato morto; ma, d’improvviso, come una nuvola penetrò dalle finestre e il silenzio di grotta del refettorio si riempì di gioia, di stridi, di palpiti, e uno sbattere rapido d’ali agitò l’aria come un soffio di brezza. Erano centinaia di passeri che s’incrociavano ed entravano ed uscivano dalla finestra; una fila se ne posò sull’orlo del tavolo, altri sul tavolo stesso beccando il legno in cerca di briciole, altri svolazzarono attorno al frate, tentando di fermarsi sulla sua testa, sulle sue braccia, richiamando la sua attenzione con piccoli stridi, paurosi e gelosi dell’estraneo: ed egli sorrideva a tutti, e accennava di tacere, di tacere, ma non si sapeva a chi, se a loro o all’ospite.

Il viso di Andrea s’era illuminato; tutti i ricordi della sua infanzia gli volteggiavano attorno coi piccoli uccelli dalle zampettine pu-