Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 98 — |
Ma Vittoria aveva di nuovo appoggiato il viso sul cuore di lui, e soffriva perchè le sembrava di sentire qualche cosa di duro contro la sua fronte.
— Non è questo, Mikali, non è questo.
— E allora di che temi?
— Mikali! Andrea soffrirà.
— Ebbene, è necessario, anima mia!
— Ma perchè dev’essere così, nel mondo? Perchè soffrire per amare?
— Io non lo so, Vittoria. Ma perchè piangi, adesso? Che colpa ne abbiamo noi? No, su, sta su, anima mia: io non posso sentirti a piangere. Taci, taci. Di che temi?
E poichè ella non si calmava egli finse di arrabbiarsi.
— Senti, se tu non stai allegra io non torno più qui! No, no, vedi, te lo giuro sulla mia coscienza; me ne vado in America, e tu spòsati con lui, che è ricco. Dopo tutto, che credi? anche a me dispiace; non sono poi un cane, io, che credi? perchè non piagnucolo? Un uomo come me ride di tutto: ne ho viste, io, ancora prima di nascere! Ebbene, il cuore forte ride di tutto. È colpa nostra se ci vogliamo bene e non possiamo vivere separati?
— È vero... — ella ammise, singhiozzando ancora, ma già confortata. — Del resto egli adesso sa tutto, e noi non lo inganniamo più, questo importa.
Sospirò, ma di sollievo, e tese le mani ardenti al viso di Mikali.
Come era forte e fresco il viso del suo Mikali!