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quando lavava al rio: lei vecchia come le pietre, io quasi bambino ancora. Ebbene, che hai, Vittoria? Ridi! Io non posso vederti così triste. Ah, perchè è tornato quel cristiano? Stavamo così bene...

— No, Mikali, — ella disse, nascondendo il viso sul petto di lui — stavamo male perchè lo ingannavamo. Adesso tutto è finito. Egli sa; possiamo morire; ma l’inganno non c’è più. Ma non esser tu, adesso, a ingannare la tua Vittoria...

— Oh Vittoria mia, agnello! — egli mormorò accarezzandola tutta e di nuovo sollevandola fra le sue braccia come un agnellino. E ancora fu silenzio; ma entrambi pensavano alla stessa cosa e l’ombra adesso li avvolgeva.

— Che farà Andrea?

— È questo, che penso anch’io. Ebbene, aspetteremo. La serva mi disse ch’egli è uscito due volte, oggi: la seconda volta non era tornato ancora allo stazzo.

— Gesù! Gesù! Che accadrà, Mikali?

— Ma perchè turbarti tanto, Vittoria? Egli dimenticherà presto, vedrai. Io lo conosco meglio di te, Vittoria! Andrea è uno che muta pensiero ogni giorno: adesso pensa così, domani pensa in altro modo. Fanno tutti così gli studenti! E del resto che t’importa? Che può farci, lui? Sa bene che è mio fratello e non mi ucciderà. Eppoi è tanto debole: non è buono a sollevare una piccola pietra dal muro, e un uomo come me, del resto, non ha paura di nulla.

Deledda. Le colpe altrui. 7