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pieno di lucciole pareva scintillare di luce propria.

Un passo di cavallo risuonò nel silenzio. Era lui? No, quando veniva, i suoi passi non si sentivano; egli arrivava silenzioso, come tutte le cose grandi, come il sogno, come la luna. Ella non lo sentiva arrivare che col palpito del suo cuore. Non era lui: il cavallo passò. Si udì un altro passo grave e pesante come quello di un toro sfunato, ed ella ricordò che da bambina aveva paura dei rumori insoliti. Sì, a volte il diavolo prende l’aspetto di un animale e attraversa il mondo per fare razzìa d’anime. Ma quella notte ella non aveva paura che di una cosa sola: dell’arrivo di Andrea.

Quando la madre fu andata a letto e la zia gobbina si mise sulla porta, ella, come rassicurata dalla protezione di un genio notturno, balzò rapida attraverso il campo di fave fino all’angolo del sentiero protetto da un’alta siepe di rovi. Là attese, coi piedi fra l’erba, il viso tra le foglie di rovo umide di rugiada.

I fili luminosi delle lucciole le passavano davanti agli occhi ricamando la siepe nera al di là della quale brillava l’oro dell’orizzonte lunare. Ed egli arrivò di là, silenzioso, come tutte le cose grandi, come il sogno, come la luna. Ella lo sentì arrivare col palpito del suo cuore. E le batteva tanto forte, il cuore, che le sembrava di sentire un torrente rombarle entro il petto.

Eccoli finalmente assieme. Egli è alto e forte, coi piedi fermi al suolo, le braccia robuste come