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— La pace, occorre! Non le medicine... Andate via tutti... tutti!

La serva guardò Andrea, stringendosi le labbra fra due dita e gli accennò di andarsene fuori dalla camera. Ed egli ubbidì: sedette sulla panca sotto la nicchia e spiegò il biglietto arrotolato che il ragazzo Zoncheddu gli aveva consegnato pochi momenti prima. Era un biglietto col quale Vittoria, impensierita e contenta di non averlo più veduto, lo pregava di andare su al convento perchè il frate doveva comunicargli cose gravi. Ma che poteva dirgli il frate che egli non sapesse già?

E le ore passarono. Egli stava seduto sotto la nicchia, con un libro sulle ginocchia, e sentiva suo padre chiacchierare con le donne, ma non osava più entrare nella sua camera.

Il dottore trovò il malato di nuovo così calmo che gli permise di alzarsi e di uscire anche in cucina.

— Occupatevi solo di questo, però! — gli disse, mettendogli in mano il libro dei salmi.

E andò via in fretta perchè giusto doveva passare in un terreno di sua proprietà confinante con lo stazzo Zanche e consegnare a Mikali un puledro da domare.