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Nel formulare con precisione d’uomo d’affari il pensiero che lo aveva quasi istintivamente ricondotto alla miniera, egli si sentì ancóra pieno di energia e di volontà: e forse fu tale coscienza della sua forza che lo fece arrossire.

Questa volta il vecchio gli venne incontro, meno ostile, tuttavia sostenuto e guardingo: il cane, invece, per quanti cenni il padrone gli facesse, non smetteva di ringhiare.

— Eccoci di nuovo qui, — disse l’ingegnere, legando il cavallo all’inferriata della finestra. — Sono stato a casa vostra: ho conosciuto la vostra brava nipote.

L’altro ascoltava, fermo, chiuso.

— Vostra nipote sarebbe disposta, anche per conto della mamma, a trattare per la vendita della miniera; adesso ci vorrebbe il vostro consenso.

— Venga, — disse il vecchio, avvicinandosi alla porta della casa; e fece entrare l’ingegnere in quella specie di studio che si intravedeva dalla finestra del pian terreno.

Tutto vi era coperto di una polvere scura che pareva sabbia, ma tutto anche illuminato da una viva luce azzurra: ed essendosi finalmente il cane placato, l’ingegnere sentì un velo di silenzio avvolgerlo. Come si sarebbe potuto lavorare bene lì dentro, con lucidità di mente e calma di cuore! Un raggio di sogno tornò a rischiarargli il pensiero, mentre sedeva davanti