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diede da fare, con la fronte corrugata, rimettendo alcuni oggetti nella credenza e cominciando a sparecchiare. Egli capì ch’era tempo di andarsene; quindi a sua volta si alzò e si scosse tutto, come fosse pieno di briciole. Ma questo era un suo gesto abituale, ch’egli subito cercò di correggere per riguardo all’ospite. Disse, con accento lievemente commosso:

— Lei non mi manda via, signorina! È troppo buona ed io non so come ringraziarla: il tempo provvederà.

E d’un tratto, mentre stava ancóra davanti alla credenza, ella se lo sentì alle spalle, con tutto il calore, la carne, l’odore dell’uomo forte e sensuale; ed ebbe terrore che la stringesse a sé introducendole le braccia sotto le ascelle.

Terrore, o desiderio? Ma non ne fu nulla, e quando ella si volse, egli si era già scostato di un passo, dicendo amichevolmente:

— Sa che cosa faccio, adesso, signorina? Torno alla miniera e parlo con suo nonno. Ed anche col cane, se occorre. Tentare non nuoce.

Ancora una volta ella lo fissò, cercando d’imitare lo sguardo scrutatore di lui. Gli vide i denti un po’ irregolari, ma sani e acuminati, di uomo che molto ha mangiato e molto ha bisogno di mangiare ancóra: gli vide la nuca rasa, prepotente, che pareva scolpita nel granito rosso; e infine le mani grandi, gonfie di vene che davano l’idea di serpentelli nascosti