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denti del cane: e i loro occhi, rossastri e diffidenti, tuttavia illuminati per la presenza dello straniero che veniva a rompere la loro solitudine, si rassomigliavano come quelli di due consanguinei.
— Siete voi il guardiano? I padroni non sono qui? — domandò l’ingegnere con mansuetudine, avendo subito inteso con chi aveva da fare.
Cenno ambiguo di risposta, da parte del vecchio. Sì? No? Anche il cane scuoteva la coda, fissando in viso il forestiero del quale, evidentemente, capiva le parole.
— Non c’è altri che voi, qui?
Finalmente il guardiano disse:
— Bisogna andare al paese, qui dietro, e parlare con la vedova e la figlia del proprietario.
Allora parve inutile all’ingegnere ogni ulteriore discorso; ma vedendolo pronto a ripartire, fu il vecchio stesso che lo trattenne.
— Lei avrebbe intenzione di trattare per la miniera? Ma sa quanto i proprietarî ne pretendono?
— Questo, appunto, bisogna vedere; e poi altre cose.
— Quali?
— Anzitutto la qualità del minerale; gli scavi già fatti, i risultati avuti.
Il vecchio fece una smorfia, cattiva.
— I risultati? Tali furono che il proprietario si rovinò e morì di crepacuore.