Pagina:Deledda - La vigna sul mare, 1930.djvu/71


— 65 —

e quella degli uccelli? Ad averlo in mano, uno solo di questi uccelli, sia pure una cornacchia nera, a sentirne il palpito, ad osservarne la costruzione perfetta, membro per membro, piuma per piuma, ci si solleva infinitamente sopra noi stessi: si sente che davvero una forza onnipossente governa la natura, e che se noi ci abbandoniamo con fede a questa forza, nulla di male potrà mai accaderci.

— Lei parla bene; e poi la sua voce è così bella — dice la principessa, non senza ironia: eppure la voce ancora giovanile, calda e vibrante, del suo vecchio amico, l’attira come una musica.

— Non mi pigli in giro: mi ascolti, piuttosto. C’è poi un’altra cosa molto bella, per chi si può permettere il lusso di concedersela: fare il bene al prossimo, cara principessa. E per bene non intendo beneficenza materiale, ma proprio il bene, il bene, il bene. Mi spiego con un esempio. C’è qui, nel paese, una povera donna, inferma, che magari non è bisognosa, ma è sola, senza parenti, senza nessuno che le voglia veramente bene. Una visita a questa donna, secondo il precetto di Cristo, è un atto di bene. Se lei, mettiamo, si degnasse di tanto, all’infelice parrebbe di rivedere in lei l’angelo della vita.

Ma il viso della principessa aveva ripreso la sua maschera di disgusto.